L’uso peculiare del Regno di Napoli di contrattare commodities ai
prezzi alla voce (prezzi negoziati collettivamente o decretati da
un’autorità locale) è tradizionalmente considerato tra le principali
prove dell’indole usuraria dei negozianti che operavano nel Mezzogiorno
e, in certa misura, anche dei limiti del riformismo borbonico
tardo-settecentesco che, malgrado le istanze di eminenti illuministi
napoletani, non vietò l’uso delle voci. L’articolo rileva le debolezze
documentarie e interpretative di tale lettura che, osservando i prezzi
alla voce attraverso la lente del liberismo, ha ignorato la loro
dimensione comune (collettiva e pubblica) e, di conseguenza, ha
travisato sia i termini e le ragioni dell’intervento dello Stato in
materia di voci, sia il ruolo svolto dalle voci e dagli stessi
negozianti nelle difficili condizioni dell’economia del Regno nella
seconda metà del XVIII secolo.
Regolazione dei prezzi, prezzo di mercato vs giusto prezzo, ruolo
sociale ed economico del negoziante, modernizzazione, Giuseppe Palmieri
Historians regard the use, typical of the Kingdom of Naples, of trading
commodities at alla voce prices (collectively negotiated prices or
prices fixed by a local authority) as proof of the usurious nature of
the merchants operating in the Kingdom and, to some extent, of the
limits of the Bourbons’ reformism in the late Eighteenth century, which
failed to abolish alla voce prices, in spite of the pressure exercised
by distinguished enlighteners. This essay exposes the weaknesses of
this interpretation, which, by looking at alla voce prices through the
lens of economic liberalism, obscures their collective and public
dimension and consequently fails to grasp the terms and reasons of
governmental action on this subject, and even the role played by voci
and by the merchants themselves in the arduous economic conditions of
the Kingdom during the second half of the century.
Prices regulation, market price vs just price, social and economic
role
of the merchant, modernization, Giuseppe Palmieri