[pp. 161-176]
Nell'estate del 1952 molti quotidiani gridarono ad un grave scandalo che avrebbe investito la Banca d'Italia. Si imputava al "massimo istituto finanziario statale" di aver svenduto il comprensorio di Fregene, dell'asserito valore di due miliardi e 150 milioni, al "noto costruttore - appaltatore - immondezzaio Elia Federici" per la somma di 600 milioni. Ma un esperto giudiziario, nominato dalla magistratura con il compito di stimare il comprensorio, calcolò il valore effettivo del bene in 549 milioni di lire. Lo "scandalo" si rivelò infondato. Il filo di tali vicende è stato ricostruito mediante l'esame della documentazione conservata presso l'archivio storico della Banca d'Italia e presso l'archivio notarile di Roma, nonché di quella presente negli atti parlamentari.
Banca d'Italia, Fregene, Impresa Federici e figli, Vincenzo Azzolini, Donato Menichella
During the Summer of 1952, many newspapers cried scandal and this scandal could have affected the Bank of Italy. The "highest national financial institution" was accused of selling off the Fregene area, that was alleged worth two billion and 150 million, to the "well-known builder - contractor - garbage man Elia Federici" for the sum of 600 million. However, a judicial specialist appointed by the magistrate, with the task of estimating the area, calculated the real value being 549 million. Actually, the "scandal" therefore turned out to be unfounded. The thread of those events has been put together through the examination of the documentation contained in the historical archive of the Bank of Italy and in the notary archive of Rome, as well as the documentation found in the parliamentary acts.
Bank of Italy, Fregene, Impresa Federici and sons, Vincenzo Azzolini, Donato Menichella